Arte Barsanti e le sue figurine
Qualche giorno fa, il Fondo Ambiente Italiano (FAI) ha aperto cancelli e portoni a veri gioielli italiani, di solito chiusi al pubblico. La lista dei luoghi da visitare era davvero lunghissima, mentre i giorni aperti invece, ahimè, solo due.
Dato che vivo in Toscana e che sono interessata alla sua storia e alle sue tradizioni, la scelta non è stata poi così difficile. Un salto a Vetriana per ammirare “La Bomboniera”, come viene chiamato affettuosamente il teatro più piccolo d’Italia, era allettante. Questo, però, dietro prenotazione, si può fare tutto l’anno. Quindi ho deciso di visitare la bottega artigianale della ditta Arte Barsanti per scoprire la storia delle loro statuette in gesso. Bagni di Lucca, la sede del laboratorio, neanche a farla apposta, dista una quarantina di minuti da casa mia. Meglio di così non si può. Che a metà percorso abbia cominciato a piovere ininterrottamente? Pazienza.
La storia dell’Arte Barsanti è profondamente legata al fenomeno migratorio italiano del passato. Già nel duecento, Lucca era conosciuta per le straordinarie creazioni di seta che le famiglie mercantili vendevano all’estero. Era anche lì che acquistarono personalmente le materie prime per produrre stoffe e passamanerie di altissima qualità da rivendere, in seguito, ovunque ci fosse l’amore per cose belle e sufficiente denaro per poterle acquistare. Il giro d’affari, allora, era così importante da mettere in circolazione il Lucensis, una moneta lucchese diffusa nelle maggiori corti europee.
Nei secoli a venire, un po’ per fame, un po’ per cercare una vita migliore, un po’ per sostenere le famiglie rimaste a casa, artigiani, boscaioli, contadini, braccianti, perfino balie, hanno lasciato la patria. Nell’arco di cent’anni, ben ventisei milioni di Italiani sono approdati negli Stati Uniti, Argentina, Brasile ed Australia, come anche in Francia, Svizzera e Germania. Tutti cercarono le (inesistenti) pianure sconfinate con lussureggiante vegetazione, le belle case pulite circondate da giardini con fiori e orti per coltivare frutta e verdura descritte nei manifesti distribuite un po’ ovunque per convincere perfino i più titubanti a partire.
In mezzo a questo esodo si trovavano anche molti “figurinai” della Lucchesia pronti a vendere statuine di gesso nelle strade e negli angoli d’Europa e d’oltreoceano. I soggetti erano adattati ai gusti e alle tradizione dei paesi e della gente. Bambini, animali, lavandaie, spazzacamini, putti, innamorati seduti su panchine, ma anche sculture greco romane e santi. Erano ben fatti e belli da guardare. A molti davano consolazione quando si sentivano sopraffatti dalla nostalgia di casa.
Intorno al 1900, Carmelo Barsanti, il fondatore di Arte Barsanti, emigrò in Francia. Rimase affascinato dai tradizionali presepi della regione, tanto che, ritornato a casa, aprì proprio quel laboratorio che abbiamo potuto visitare. La decisione dell’antenato di specializzarsi in arte sacra e presepi si è svelato vincente. Nel corso dei decenni, le figurine di gesso di Arte Barsanti sono state apprezzate da papi, regine e presidenti. Il laboratorio ha perfino ricevuto un riconoscimento ufficiale dall’Unione Europea.
Oggi, dopo diverse generazioni, la ditta è nelle mani di Simone, figlio di Maria Barsanti e del marito Pierangelo Fiori, che manda avanti il lavoro con bravura, passione e notevole successo. Incredibile come molti personaggi vengono realizzati ancora con i vecchi stampi preziosi più dell’ oro. Le decorazione a pennello, poi, seguono i metodi tramandati da decenni.
Entrare nel laboratorio mi ha messo in soggezione. Non tanto per gli scalini stretti per raggiungere le stanze piuttosto buie e con minuscole finestre, quanto per l’atmosfera. Statuette ovunque. Alcune sparse a caso, altre sistemate in lunghe e precise file su semplici scaffali di legno fino al soffitto. A fatica si riusciva a muoversi e la paura di far cadere l’una o l’altra era grande.
Ci siamo trovati di fronte a grezzi tavoli da lavoro strapieni di utensili di tutti i tipi e figurine, vere opere d’arte, in attesa di essere finite. Toccare uno strumento o l’altro mi sarebbe sembrato un sacrilegio. Non so proprio perché, ma perfino le ragnatele che scendevano dalle massicce travi di legno avevano una loro ragione di trovarsi lì.
Straordinario che cosa si possa fare con un semplice sacco di gesso.
Nelle ultime stanze, con più luce e finestre più grandi, abbiamo potuto ammirare le file di statuette sapientemente colorate e, come cent’anni fa, in attesa di iniziare il loro viaggio nel mondo. Verrebbe la voglio di partire con loro.
Alla fine della visita, con il capo ben abbassato, siamo saliti in una soffitta bassa e stretta dove, da qualche anno, è allestito un bellissimo presepe utilizzando tutto lo spazio disponibile. Si potrebbe stare ore ed ore ad osservare il paesaggio, le case e le statuette. Un computer riproduce la luce del giorno e quella della notte e tutto è accompagnato da musica. Non ho mai allestito un presepe a casa mia, ma guardando la meraviglia davanti a me, non sono così sicura che a Natale prossimo non sorprenderò i miei amici con un presepe…rigorosamente con le figurine dell’Arte Barsanti.
Alessandro
Caspita, splendido blog con foto straordinarie. Certo che il merito va anche agli autori delle opere prodotte.
Agnese
D’accordissimo.