Il Teatro del Silenzio

 

Ho sentito parlare del Teatro del Silenzio per la prima volta qualche anno fa. Quell’estate, amiche mie ed io avevamo pensato di prenderci una mezza giornata alla settimana  per goderci qualche ora libera dagli impegni di tutti i giorni. Inoltre volevamo scoprire interessanti luoghi non troppo lontani in giro per la Toscana.

Ricordo che dopo una girata verso Greve in Chianti avevamo progettato di visitare la parte opposta, cioè il retroterra pisano. Non ci eravamo fatte mancare niente. Infatti, abbiamo iniziato la nostra libera uscita con un aperitivo sul bordo di una bella piscina dalle parti di Pontedera. Dopodiché le mie amiche mi volevano mostrare il Teatro del Silenzio al quale, una volta arrivate, mi duole dirlo, non abbiamo dato troppa attenzione. Faceva terribilmente caldo e non c’era niente che potesse fare un po’ d’ombra.

In più avevamo  fame e urgeva trovare un posto per mangiare un boccone. Un’impresa per niente facile perché i ristoranti e le trattorie nell’entroterra sono soliti aprire solo per cena. Anche a Lajatico, il borgo vicino al teatro, tutto era chiuso. Alla fin fine, molto dopo l’ora di pranzo e per puro caso siamo approdati a Casciana Terme. Lì,  per nostra fortuna, un po’ nascosto ma tuttavia visibile, si era aperto il paradiso sotto forma di una minuscola trattoria gestita da due giovani appassionati di cucina. Il menu, inventato lì per lì con ingredienti freschissimi scelti tutte le mattine al mercato, era originale e gustoso. Dopo un bel dessert ed un buon caffè però era ora di tornare a casa.

Quest’anno ho fatto i compiti per bene consultando direttamente il sito del Teatro del Silenzio. Lì  ho imparato che il teatro è nato da un’idea dell’architetto Alberto Bartalini e dall’entusiasmo del famoso cantante lirico Andrea Bocelli, entrambi nati a Lajatico.

 

Tutti e due devono essere stati guidati dalla stessa passione nel cuore e da una visione tipica degli artisti che non pone limiti. Una sola sera all’anno il teatro avrebbe ospitato musica e canto, balletto, giochi di luce e fuochi d’artificio.

Così, nel 2006, non senza qualche inghippo, il progetto, assai ambizioso e come pochi al mondo, è stato messo in piedi. Un po’ come il battesimo di una nave pronta a partire per portare i cuori di coloro che salgono in luoghi dove non sono mai stati. Il teatro ha trovato la sua dimora su una collina con un palcoscenico abbracciato a mezzaluna da blocchi di travertino toscano. Davanti, un laghetto artificiale e una platea pronta ad ospitare ben otto mila persone. Tutto intorno una scenografia mozzafiato  fatta da campi di grano e da prati a perdita d’occhio.

Gli artisti, forse stregati dalla straordinaria atmosfera, sembrano esibirsi in un assoluto stato di grazia. Ogni evento, poi, è reso ancora più memorabile con sorprendenti opere d’arte, ogni anno create per l’occasione da un artista sempre diverso.

L’allestimento avviene solo pochi giorni prima. Subito dopo lo spettacolo, come per magia, tutto quanto è rimosso e sparisce come se ci fosse mai stato niente. Flora e Fauna si riprendono i propri regni.  Madre Natura veglierà sulle colline e farà sì che, a parte il ronzio di qualche insetto o dolci brezze del vento, il silenzio venga rispettato.

 

Trovare biglietti per questa serata magica è praticamente impossibile, a volte la lista d’attesa è di oltre due anni. Mi sarebbe piaciuto fare come il piccolo ragno che ho visto li.  Ha allestito la sua casa già un paio di settimane prima della serata in un campo di grano vicino. Cibo fresco alla portata di mano (…) e una bella vista sul palcoscenico. Chi mi muoverebbe più da lì? Nessuno, proprio nessuno.

 

 

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